Scritto e diretto da: Claudio Di Palma
Visual: Luigi Marmo
Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 sul litorale di Ostia un corpo... forse: chi è che ha scaricato sta 'mmonnezza proprio sotto casa mia!? O magari: è una vera nudità, oscena, quella che si stende lungo il mare scolorito, sopra il lembo giallastro dell'arenile.
Che sia solo monnezza o morta nudità è diffcile saperlo. Quello è il corpo di un poeta e, in quanto tale, è sia inutile residuo che oscena rivelazione. E' il corpo di Pier Paolo Pasolini. Un corpo... solo. E solo il corpo, il suo, questa libera rievocazione, tenta di seguire. Il corpo devastato, maciullato nella fine, ma anche il corpo rivelato dall'amore o galvanizzato nel vitalismo di una rincorsa ad un pallone. Non uno scandaglio delle idee o della sua scrittura corsara, ma l'inseguimento di quel corpo primitivo che sembrava l'implicito obiettivo di ogni suo gesto.
E la spiaggia, l'ultima, è, nello spettacolo, il luogo dove il corpo cerca una ricomposizione dopo lo scempio, ma dove risponde anche e ancora al suggestivo richiamo del rimbalzo di un pallone.
Un corpo... solo... ed intorno il mare, le baracche del litorale ostiense del tempo, Casarsa della Delizia, gli studi televisivi che lo ospitano, il mondo pubblico o immaginario, in scena, incornicia la sua solitudine.
Ma c'è vita ancora in quella solitudine. Bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe, e una resistenza fuori dal comune...e allora: Passa!!! Passa la palla!!!