Roberto il Guiscardo
Roberto il Guiscardo, l’astuto, conquistò Salerno e ne fece la sua capitale, per passare alla conquista di tutto il Mezzogiorno e avviare la scacciata degli arabi dalla Sicilia, opera conclusa dal nipote Ruggiero, primo Re delle due Sicilie.
Roberto il Guiscardo non è salernitano, ma a Salerno è venuto da lontano, e ci si è trovato bene, tanto da farne la sua capitale.
Era normanno e figlio di un altro Guiscardo, cioè furbo, astuto, e questo la dice lunga su di lui. Strana gente, questi normanni, che conquistarono mezza Europa con la loro imbattibile cavalleria pesante. In origine erano Vichinghi, “uomini del Nord” che un secolo prima avevano conquistato un pezzo di Francia, la Normandia. Di lì, feroci e inquieti, rimasti vagabondi come i pirati che erano, partirono alla conquista di altre terre. Un Guglielmo, detto il Conquistatore, occupò l’Inghilterra, scacciò i Sassoni – chi ricorda Ivanhoe? – e dette unità a quel regno che dura ancora.
E il Guiscardo invece venne a Salerno, chiamato dal principe longobardo Guaimario, che gli diede in sposa la figlia Sichelgaita. Ma il Guiscardo non poteva esser vassallo di nessuno, litigò col suocero, poi col cognato Gisulfo II che gli succedette, e andò via da Salerno iniziando a combattere, e a sconfiggere, eserciti di tutto il mondo. Sconfisse il papa, e lo fece prigioniero, ma poi con lui strinse alleanza; in seguito attaccò i bizantini e gli eserciti di Salerno, conquistando la Puglia e la Calabria. Attaccò a questo punto - perché fermarsi? – gli arabi, avviando la conquista della Sicilia.
Decise allora di liberarsi del cognato, e conquistò Salerno, dando fine alla gloriosa storia dei Longobardi. Partì per la Grecia, andando a disturbare i Bizantini a casa loro, e conquistò anche Cipro, ed era alle porte di Salonicco, diretto verso Bisanzio quando seppe che papa Gregorio VII era assediato dai Tedeschi a Roma. Partì dalla Grecia, sbarcò in Puglia, con una cavalcata folle arrivò a Roma, diede una lezione a Enrico IV, quello di Canossa, che si era pentito di essersi pentito e voleva farla pagare al papa che l’aveva umiliato, e riportò con sé Gregorio, che finì i suoi giorni a Salerno. Non riprese fiato, perché ripartì per le terre di Grecia, e lì morì durante l’assedio di Cefalonia. Siamo nel 1085, la storia di Salerno stava vivendo il suo momento migliore, la cattedrale di San Matteo era stata edificata e la Scuola Medica aveva i suoi migliori rappresentanti. Ma era anche l’inizio del declino per la bella città, capitale del Guiscardo che edificò come proprio palazzo il Castel Terracena. La storia è strana: quel regno unitario che i Normanni avevano portato in Inghilterra fu l’inizio del suo splendore. Il Regno unitario che si andò a realizzare nel Mezzogiorno d’Italia, segnò invece la fine dei fermenti comunali che stavano sorgendo, si pensi alla Repubblica Marinara di Amalfi. E la modernità in Italia erano i Comuni, non i Regni centralizzati. Chissà, se qualcuno avesse ucciso il Guiscardo prima, chissà, se gli arabi lo avessero sconfitto, forse la storia del Mezzogiorno sarebbe mutata, magari non in peggio. Ma vinse Roberto, e il suo Regno, o meglio, il Regno che istituirono i suoi nipoti e successori a Palermo, sarebbe durato fino a un altro eroico avventuriero venuto da altrove, Giuseppe Garibaldi.