Il Complesso di San Pietro a Corte racconta meglio di altri luoghi la storia di Salerno dall'Età romana al Settecento. Unica testimonianza dell'antico palazzo del principe Arechi II, rappresenta un esempio unico di architettura civile longobarda in Europa.
Cenni storici
La chiesa di San Pietro a Corte venne costruita nell’VIII secolo d.C. sui resti di un edificio termale romano già riutilizzato come luogo di culto e sepoltura in età paleocristiana.
Fu in quest’area che Arechi II fece realizzare una cappella dedicata ai Santi Pietro e Paolo, annessa alla sua grande dimora salernitana, da utilizzare come cappella ‘di Corte’ e aula di rappresentanza.
Con il passare dei secoli l’edificio subì numerose e profonde trasformazioni. Il palazzo principesco, che arrivava quasi fino al mare, fu più volte rimaneggiato fino ad essere inglobato in varie abitazioni private. Gli ambienti della cappella palatina furono invece adoperati per usi pubblici durante tutto il periodo medievale.
Dopo la conquista normanna del 1076 lo spazio sotterraneo (ipogeo) ospitò un oratorio, arricchito di splendidi affreschi di influenza bizantina, databili al tardo XII secolo.
Per tutto il periodo normanno-svevo l’aula superiore fu utilizzata per le riunioni del parlamento cittadino e, successivamente, per le cerimonie di consegna delle lauree della Scuola Medica Salernitana. È probabile che San Pietro a Corte ospitasse anche alcune lezioni della scuola negli ambienti dell’’ipogeo dove, tra i soggetti raffigurati negli affreschi, ricorre la presenza di Santa Caterina d’Alessandria protettrice dei sapienti.
Tra il XII e il XVI secolo al complesso fu affiancato il campanile visibile ancora oggi, forse realizzato al posto di quello originario di epoca longobarda.
Nel Cinquecento San Pietro a Corte ottenne il titolo di abbazia commendataria (‘in concessione’) subendo numerose trasformazioni e abbellimenti: il pavimento della chiesa superiore fu ricostruito, l’abside da quadrata diventò semicircolare, al posto del loggiato esterno fu realizzata l’attuale scalinata di accesso alla cappella (il cui ingresso originario era solo dall’interno del palazzo), poi restaurata nel XVIII secolo.
Alla famiglia Pignatelli, che era diventata proprietaria della struttura, si devono i restauri e le trasformazioni del Settecento, con la realizzazione di nuovi altari e l’inserimento di tele e dipinti. Nello stesso periodo fu realizzata sul lato nord dell’edificio, a livello stradale, una piccola cappella detta di Sant’Anna.
Con l’Unità d’Italia la badìa di San Pietro a Corte venne soppressa e i principi Pignatelli decisero di vendere la struttura, che lentamente cadde in disuso. Durante la Prima guerra mondiale fu utilizzata come deposito militare e nel 1939 fu finalmente data in concessione alla confraternita di Santo Stefano.
Negli anni ’70 del secolo scorso la Soprintendenza ha intrapreso un complesso lavoro di recupero e restauro della cappella superiore, degli ambienti ipogei e della cappella di Sant’Anna, che nel 2010 sono stati riaperti al pubblico.
Il complesso oggi
Oggi il complesso di San Pietro a Corte si presenta come un vero e proprio racconto delle diverse epoche storiche vissute dalla città di Salerno. Un luogo che mostra l’alternarsi dei secoli attraverso la lettura verticale di strutture diverse per epoca, stili e funzioni.
Il monumento è caratterizzato da quattro distinti edifici:
- un vasto ambiente sotterraneo “ipogeo” con tracce di terme romane di età imperiale (I-II secolo d. C.) e di un luogo di culto e sepoltura paleocristiano (V-VII secolo), poi diventato oratorio in epoca normanna, con affreschi del XII secolo.
- l’ex cappella palatina e aula del trono di Arechi II (VIII secolo d.C.) diventata per tutto il periodo medievale sede di rappresentanza dei parlamenti cittadini e poi della Scuola medica Salernitana, infine badìa di San Pietro a Corte tra il Cinquecento e l’Ottocento.
- Il campanile addossato al complesso, realizzato tra il XII e il XVI secolo al posto della precedente opera longobarda.
- La settecentesca cappella di Sant’Anna.
L’architettura stratificata di San Pietro a Corte conserva affreschi, marmi, iscrizioni, tele e dipinti che fanno tastare con mano lo scorrere del tempo. In questo luogo, incastonato nel cuore antico di Salerno, è davvero possibile vivere il fascino di storie riemerse da un passato lontano che ha segnato la vita della città.
Da scoprire
Nell'ambiente inferiore di San Pietro a Corte, o ipogeo, si trovano le tracce di terme romane di età imperiale e di un successivo luogo di culto e sepoltura utilizzato dalle comunità cristiane di Salerno. Quando Arechi fece costruire il suo palazzo, sul finire dell’VIII secolo d.C., fortificò i muri e i pilastri perché potessero sostenere il peso dei piani superiori, realizzando un nuovo solaio che divenne il pavimento della chiesa soprastante. Tutto l’ipogeo, di fatto, divenne una cripta della cappella palatina e fu successivamente utilizzato come oratorio e aula studio, arricchendolo di nuovi affreschi databili al XII secolo.
Nel vano del frigidarium delle terme è presente una sepoltura appartenente a un certo Socrate, vir spectabilis di origine greco-bizantina e recante il seguente epitaffio: “Sotto il consolato del nostro signore Anastasio perpetuo Augusto nel quattordicesimo giorno prima delle calende di Dicembre, qui riposa in pace Socrate, magistrato di alto rango che visse per quarantotto anni”.
Sull’altare maggiore della chiesa palatina è presente un dipinto raffigurante la Madonna in gloria tra i santi Pietro e Paolo, San Ciro, medico ed eremita, e san Giovanni soldato, suo discepolo. Inginocchiato in preghiera è rappresentato Decio Caracciolo, abate fino al 1613, che aveva commissionato il dipinto, attribuito a Decio Tramontano.
Curiosità / Da sapere
- Arechi II e il nuovo ruolo di Salerno
Nel 774, con la discesa in Italia di Carlo Magno e la resa di Pavia, capitale della Langobardia maior, il duca Arechi II trasferì la sua corte da Benevento a Salerno proclamandosi princeps e ultimo baluardo dei popoli longobardi nella Penisola.
Arechi II morì nel 787 dopo aver promosso il rafforzamento di tutte le mura cittadine e dell’antico Castello bizantino, oltre alla realizzazione del suo nuovo grande palazzo e della cappella palatina di San Pietro a Corte.
Le terme romane sulle quali fu costruita la cappella privata di Arechi II sorgevano nei pressi del porto dell’antica Salernum, in un'area che tra la fine del IV e l'inizio del V secolo d.C. fu completamente distrutta da un'alluvione. Oltre alla presenza di ciottoli di fiume e di argilla, l’alluvione è documentata da un'iscrizione che riporta di un certo Arrio Mecio Gracco patronus che aveva finanziato il riassetto della città dopo la distruzione.
- Il declino di San Pietro a Corte
Sul finire dell’Ottocento il complesso di San Pietro a Corte perse molte delle sue funzioni e cadde progressivamente in disuso. Durante la Prima Guerra Mondiale l’edificio divenne deposito di munizioni, mentre gli ambienti della cappella di Sant’Anna furono occupati dalla bottega di un fabbro e poi da una rivendita di carboni. Solo sul finire del secolo scorso l’intero complesso è stato scavato, restaurato e recuperato per essere riaperto al pubblico.
L'ipogeo di San Pietro a Corte e la cappella di Sant'Anna fanno parte della rete Salerno Musei
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"I musei si raccontano" (2021) - Il Complesso di San Pietro a Corte, con Raffaella Bonaudo.
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