Il Convento di San Nicola della Palma è uno dei monasteri più antichi della città di Salerno, che domina dall'alto del suo grande terrazzo affacciato sul mare.
Cenni storici
Il convento dedicato a San Nicola della Palma fu fondato nella seconda metà dell’XI secolo in un’area che in epoca medievale veniva definita Plaium montis, ai piedi del monte Bonadies, dove sorge il castello Arechi.
La chiesa, poi affiancata dal complesso monastico, fu costruita intorno al 1061 per volontà di Leone I, abate benedettino della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, e dal nobile salernitano Lucio Vivo Giovanni.
La sua nascita è dunque espressione degli interessi dell’aristocrazia longobarda e di una delle principali abbazie dell’Italia meridionale, che scelgono di realizzare il convento in una zona rinomata per la sua fertilità e per la presenza di numerosi corsi d’acqua.
L’abbondanza di risorse idriche ha avuto un ruolo fondamentale nella storia di San Nicola. La presenza di una sorgente vicina al monastero, ricordata nei documenti come “fonte della Palma” (aqua que dicitur de Palma), è associata alla realizzazione di un balneum, una struttura termale scoperta durante i recenti lavori di restauro del complesso. La presenza del bagno termale sottolinea l'importanza per la città di Salerno dell’antico convento benedettino, probabilmente uno dei pochi ad offrire questa opportunità curativa e spirituale in epoca medievale.
L’uso terapeutico dell’acqua suggerisce anche un possibile legame del monastero di San Nicola con la Scuola medica salernitana, confermato dalla presenza del vicino Giardino della Minerva, costruito dal medico Matteo Silvatico nel XII secolo, dove per secoli sono state coltivate erbe officinali.
La fase benedettina del monastero termina nei primi anni del XV secolo, quando il convento viene occupato dai frati Francescani ma senza perdere la sua importante funzione assistenziale, che lo vedeva accogliere religiosi dall’intera provincia.
Il ruolo di rilievo di San Nicola nel panorama cittadino è testimoniato da documenti storici che attestano il ricco patrimonio artistico e di arredi sacri presenti nella chiesa e nel convento sul finire del Settecento. Nel corso dell’Ottocento il convento viene trasformato in orfanotrofio maschile. L'edificio viene gravemente danneggiato dall'alluvione del 1954 e dal terremoto del 1980, per poi diventare proprietà del Comune di Salerno, che ha provveduto a recuperare e riqualificare l’intera struttura nel 2013.
Il convento oggi
Il convento di San Nicola si innalza su quattro piani lungo il versante della collina, in posizione dominante e panoramica sul golfo di Salerno.
Nonostante le trasformazioni subìte nel corso dei secoli, una sapiente opera di restauro architettonico è riuscita a mantenere la suggestione dell'originale edificio conventuale. Della struttura antica restano tracce nel cortile al primo piano, delimitato da portici con volte a crociera i cui pilastri inglobano le originarie colonne con capitelli di stile corinzio.
Il balneum, scoperto nell’area centrale dell’edificio durante i lavori di restauro, è un monumento di inestimabile importanza perché rappresenta una delle poche e più antiche testimonianze di tali strutture nel Mezzogiorno medievale.
La zona termale, tuttora visibile, è composta da tre ambienti disposti in sequenza con due vasche e una sauna scavata nella roccia. La stanza fredda (frigidarium) è aperta a nord a diretto contatto con la roccia, dalla quale trasuda continuamente acqua fredda che viene raccolta e canalizzata in una vasca.
Il monastero di San Nicola è unito a quello vicino di San Lorenzo, grazie a un passaggio aggiunto in età ottocentesca, quando entrambi gli edifici erano utilizzati come orfanatrofi.
Oggi il convento è sede della Fondazione EBRIS, centro di ricerca biomedica nato nel 2012 da un’iniziativa della Fondazione Scuola Medica Salernitana e della Harvard Medical School.
Sebbene la vita del monastero sia ormai conclusa, la tradizione medica è ancora viva grazie alla ricerca portata avanti dalla fondazione, che si occupa della sua valorizzazione ospitando periodicamente eventi culturali e mostre di arte contemporanea.
Da scoprire
- Complesso termale di età romana
Le indagini archeologiche condotte nel complesso monastico hanno messo in luce un edificio di Età tardo-antica, che aveva un grande terrazzamento a monte dell’attuale convento, e una struttura connessa a un’area di cortile che costituiva un compolesso termale. Quest’ultimo, caratterizzato da ambienti con forma a “L” disposti intorno al cortile, presenta analogie con edifici di Età tardo-imperiale presenti nell’area del Mediterraneo Orientale.
Da sapere
- Lavare il corpo e lo spirito
In età medievale l’atto del lavarsi assumeva una dimensione religiosa e morale in quanto rappresentava, simbolicamente, la purificazione dal peccato prima di approcciarsi ai luoghi sacri o alle celebrazioni liturgiche. Ma non solo: l’utilizzo del balneum aveva anche scopi terapeutici. Soprattutto nella Regola benedettina era fortemente raccomandata la frequentazione dei balnea per i monaci infermi.
- Il rapporto con la Badìa di Cava de’Tirreni
In quanto dipendente dall’abbazia di Cava de’ Tirreni, la comunità monastica di San Nicola era guidata da un monaco, il priore, in relazione diretta con l’abate della SS. Trinità. Oltre alla disciplina e alla guida dei confratelli, in accordo con le direttive dell’abate, il religioso si occupava dell’espansione, del consolidamento e della difesa del patrimonio monastico.
- L’attività economica dei benedettini
La comunità benedettina acquistava e gestiva terreni e beni immobili nelle immediate adiacenze del monastero, dove possedeva, ad esempio, parte di una casa con forno e appezzamenti con viti e castagneti. Per la loro coltivazione il monastero si rivolgeva ad affittuari che custodivano i terreni per un periodo più o meno lungo, dietro l’impegno di coltivarli e di versare annualmente un censo in moneta o in natura.
Il convento di San Nicola della Palma fa parte della rete Salerno Musei --> Scarica la mappa
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"I musei si raccontano" (2021) - Il Convento di San Nicola della Palma, con Giulio Corrivetti e Adele Lagi
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