Largo dei Barbuti (i Longobardi) è al centro della parte più antica della città antica. I suggestivi vicoli che si dipartono dalla piazza portano al Duomo, a via Botteghelle, a Palazzo Fruscione e San Pietro a Corte.
Il quartiere dei Barbuti, nucleo centrale della parte antica della città, deriva probabilmente il nome dai Longobardi (uomini dalla lunga barba) che l'abitarono. È delimitato a nord da via Tasso, a sud da via Roma e a ovest da via dei Canali.
Largo Barbuti, anche detto "Curtis Dominica", nel Duecento era la piazza più importante con le botteghe e il mercato; dalla vicina Porta di Mare si arrivava alla spiaggia. A oriente della piazza cominciava la Drapparia, oggi via dei Mercanti, dove si affollavano i commercianti di damaschi e velluti. Ad occidente vi era la "Ruga Speciarorum", con le botteghe degli speziali.
Da vedere, tra via Adelberga e via Santa Maria dei Barbuti, Palazzo Fruscione. Il palazzo presenta ai piani superiori una decorazione ad arco intrecciato riferibile alla metà del XIII secolo e a piano terra decorazioni a tarsia policroma, motivo molto diffuso nel romantico campano. Sotto l'arco del vicolo Pescheria vi sono frammenti di mura longobarde, resti della vecchia corte di Arechi.
Superato il Complesso di S. Pietro a Corte, si arriva in via Canali, dove sorge la Chiesa dell'Annunziatella ed il Conservatorio Ave Gratia Plena Minore, con un cortile dal loggiato catalano, lo stesso che si trova nel palazzo Morese in via Duomo.
Da Largo Barbuti si arriva poi in via delle Botteghelle. Questa via presenta il monumentale Palazzo D'Avossa, oggi sede della Soprintendenza BAPPSAD di Salerno e Avellino.
Il Palazzo gentilizio del Seicento appartenente alla famiglia Della Calce, fu acquistato e ristrutturato alla metà del XVIII secolo dal ricco mercante Saverio D’Avossa. Il palazzo ha un corridoio con volta a botte attraverso cui si accede al cortile che, arricchito da nicchie ornate da statue marmoree, ospitava i locali delle antiche scuderie del palazzo. Sul lato destro del cortile si trova un elegante scalone aperto, che conduce ai piani superiori. Gli ultimi due piani sono elevazioni posteriori. Le pareti del maestoso scalone erano affrescate da episodi della "Gerusalemme Liberata". Autore del restauro della prima metà del Settecento è Ferdinando Sanfelice, il maggior artista del tempo legato all'ambiente salernitano.
Da via Botteghelle si imbocca via Guarna Romualdo II, laddove in epoca romana passava il "Decumano Massimo", che andava dal Foro all'Anfiteatro e terminava con l'arco di Trionfo. Lateralmente, lungo l’attuale via Duomo, scorreva il "Labinario" che portava le acque provenienti dalla parte alta della città fino al mare.
In seguito ad adattamenti e trasformazioni il posto fu preferito dal duca normanno Roberto il Guiscardo per la costruzione del Duomo.